Gioacchino da Fiore
La vita di Gioacchino da Fiore fu contornata da numerose leggende. La sua appartenenza alla borghesia locale gli permise di studiare nei cenobi di Cosenza, veri centri culturali oltre che religiosi. Ciò appare evidente dalla conoscenza del greco e dalla finezza del suo latino che ricorrono nei suoi scritti. Nacque a Celico (Cs) tra il 1130-1135 e non ancora sacerdote, prese parte alla Crociata del 1148 in Terra Santa. All’età di venticinque anni entrò nell’Ordine Cistercense, successivamente venne ordinato sacerdote nel monastero di Corazzo (Cz) e poi Abate. Ebbe l’opportunità di esporre per iscritto i suoi primi commenti alle Sacre Scritture, dopo aver ottenuto una prima autorizzazione da Papa Lucio III, in quanto la regola cistercense vietava l’attività di scrittore, e l’altra da Ruggiero Re di Sicilia che gli permise di dimorare in qualsiasi luogo della Sila, meta ideale per il suo ritiro spirituale. Scrisse “La Concordia” del Nuovo e dell’Antico Testamento, seguita dal “Commento all’Apocalisse” e dal “Salterio Decacorde”.
Ormai convinto che la vita monastica dell’Ordine a cui apparteneva non era più conforme ai suoi ideali, rinunciò ad essa e si ritirò in Sila dove diede origine al nuovo Ordine Florense. Gioacchino non si riteneva un profeta, come invece viene ricordato da Dante Alighieri nel XII canto della Divina Commedia:<…lucemi da lato lo Calavrese Abate Gioacchino di spirito profetico dotato>, per lui l’intelligenza era il dono celeste dello Spirito Santo. La storia secondo il suo pensiero poteva essere scandita in tre epoche, ciascuna presieduta dalle tre persone della Santissima Trinità: l’età del Padre che termina con l’incoronazione di Gesù, l’età del Figlio che raffigura la Chiesa presente e quella dello Spirito Santo che si sarebbe conclusa con il Giorno del Giudizio Universale e con il ritorno alla Salvezza Eterna.
Tale pensiero fu rappresentato sulle mura del Cenobio sangiovannese al momento dell’edificazione, con un particolare disegno architettonico costruito sulla facciata posteriore dell’Abbazia. Fondamentalmente, la sua concezione si basava sulla “scoperta” del significato delle Sacre Scritture per “comprendere” e poi “prevedere” gli avvenimenti storici. Si spense il 30 marzo del 1202 nel monastero di San Martino di Canale, più tardi le sue spoglie furono traslate nell’Abbazia Florense in un tumulo maestoso.
